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Sentiero della primula

Scario – Punta Spinosa – Torre Spinosa – Spiaggia della Molara – Grotta dell’acqua

  • Difficoltà: E
  • Punto di partenza: Spiaggia delle saline
 

Il Sentiero della Primula si sviluppa a corona del Capo Palinuro lungo un percorso di circa 15 km che include anche due sentieri preesistenti: Sentiero Torri e Fortini e Sentiero della Pineta. Il percorso è agevole, di bassa difficoltà e offre all’escursionista interessi molteplici sia storici, sia naturalistici, sia paesaggistici.

Il percorso inizia in corrispondenza della discesa a mare Orione, in località Saline e prosegue per circa 1 km lungo la spiaggia alternando all’arenile brevi tratti di scogliera e del sentiero selciato Cavallara, antica via di accesso a Palinuro.

Raggiunta la caletta Ficocella una scalinata conduce all’Antiquarium, dove sono esposti i reperti tombali della necropoli di Tempa della Guardia. Alla nostra sinistra si erge la Casa Canadese, centro culturale polivalente. Mentre a destra si offre uno splendido sguardo sul porto, mentre lungo il costone di arenaria, tra imponenti ciuffi di Agave, vegeta la prima stazione, da nord, in assoluto della rara Primula di Palinuro.

Si riprende il sentiero in salita raggiungendo la provinciale. Dopo una piacevole sosta in uno delle gelaterie poste all’ombra del possente Palazzo Murat, residenza settecentesca della famiglia Pappacoda, ci si inoltra in via Enea, antica stradina del borgo marinaro contornata di case in pietra. Volendo si può svoltare a destra, raccogliendo l’invito del cartello indicatore e raggiungere, dopo poche decine di metri “porticiello” una minuscola spiaggetta sassosa.

A sinistra una breve scalinata ci riporta sulla provinciale che conduce al porto. Una breve sosta alla Rotonda di Punta Paradiso consente una panoramica sul delizioso porticciolo di Palinuro e poco sotto il parapetto, sulla scogliera calcarea, è possibile l’osservazione di un altro rarissimo endemismo: l’Eokochia saxicola. Volgendo lo sguardo a lato monte si osserva una lapide datata 1929, che commemora i martiri dei moti cilentani del 1828. Poco più sopra in posizione dominante il Fortino del Porto di epoca murattiana (sec. XIX). Proseguendo, lungo la provinciale per altri cento metri, si abbandona l’asfalto per uno stretto viottolo lato mare che ripidamente conduce alla spiaggia del Porto. L’acqua limpidissima invita a immergersi. Lungo la spiaggia sul costone a sud una seconda e più florida stazione della Primula p. si insinua nella duna fossile al riparo dai raggi solari. Camminando si rasenta il minuto borgo marinaro, ben fornito di ristoranti tipici, in cui noteremo la Torre del Porto (sec. XVI) a seguire la Cappella di S. Antonio (sec. XVII). Si giunge sulla banchina dove un tabellone turistico indica la via da seguire. Dopo essersi dissetati alla fontanina, si imbocca uno stretto sentiero sterrato. Poche centinaia di metri e si raggiunge il Fortino di Prodese (sec. XIX), altra fortificazione del dominio napoleonico. Dagli spalti del fortilizio si gode di una splendida visione della Cala del Guarracino in cui si aprono la Grotta Azzurra e la Grotta dell’Uomo Morto.

Riprendendo l’ascesa, dopo circa 200 m si piega a ovest, un percorso selciato di fattura militare raggiunge strutture rurali, postazioni militari delle guerre passate e, immersa nella gariga a Ampelodesmos mauritanicus, la Torre Tauriello (sec. XVI) di Punta della Quaglia. Si ritorna al bivio e seguendo le indicazioni ci inoltriamo lungo il suggestivo Sentiero del Falco Pellegrino. Che consente, appunto, di osservare il rapace che frequenta la falesia sottostante.

Si sale a quota 210 m per raggiungere il Faro che domina dall’alto tutto il promontorio consentendo un panorama a 360°. Si riconoscono a nord-ovest il monte Stella, a Nord le cime dei monti Gelbison, Antilia, Cervati, Bulgheria. Mentre a est il mare è delimitato dai monti della Basilicata e della Calabria,  a sud il Tirreno si perde per 180° punteggiato, col vento favorevole, dai coni delle Eolie e perfino dell’Etna.

Percorrendo 200 m. di un comodo sentiero verso nord si arriva ad un bivio. Piegando a destra si raggiunge la spianata di Monte d’Oro (183 m slm.) caratterizzato dal Semaforo (sec XIX) o Stazione Meteorologica, dal Fortino francese (sec. XIX) e, volendo, si può raggiungere la Torre di Calafetente poco più sotto con splendida vista sulla falesia e sull’Archetiello.

Ritornando al bivio, sarebbe possibile raggiungere il porto attraversando 1 km circa di pineta. Ma preferiamo proseguire ancora a nord fino ad intercettare la provinciale. Ancora 200m di asfalto e si apre alla nostra vista la Cala della Molpa dove pare galleggi, su di un mare turchino, l’isolotto Coniglio.

Scendendo le scale della Carminella si intercetta Via Marinella che consentirebbe di raggiungere, in breve, questa incantevole spiaggia alla foce del fiume Lambro o Melpes per gli antichi greci. Ma noi puntiamo a nord verso il Casone, villa rurale settecentesca magnificamente restaurata. Una ripida salita conduce alla Tempa della Guardia (131 m slm.) dominante le anse del fiume Lambro e la spiaggia Marinella.

Percorrendo l’anello della collinetta Tempa si rasentano ciò che resta di antichi insediamenti che datano dal XVI al VI sec. a.C.. Il sentiero scende lato fiume e si immerge in un querceto. Raggiunta la pista ciclabile la si percorre attraversando un ponticello in legno. Si piega a sinistra fino al cancello d’ingresso della collina Molpa, di proprietà del Parco Nazionale. Il sentiero, in salita, è largo e agevole, in breve si raggiungono i 140 m slm. del pianoro che regala una visione a tutto tondo spaziando dalla foce del Lambro a Ovest, a quella del Mingardo a Est, a Sud è tutto Tirreno, a Nord le ampie vallate alluvionali disegnate dallo scorrere millenario dei due fiumi e dominate dall’abitato di Centola. Il sentiero su Molpa rasenta i ruderi della chiesa di S. Giuliano (sec. XVII) e del Castello (sec. VI-XV) e si giunge ai piani carreggiati tracciati dall’intenso carsismo. Lungo il costone roccioso che scende nel fiume Lambro, vegeta una estesa stazione di Primule. La posizione è tale da consentire di scattare, nel periodo invernale, qualche foto macro dello splendido fiore. Percorrendo il sentiero ad anello si ritorna al cancello d’ingresso, si riprende la ciclabile piegando a destra e in dieci minuti si raggiunge la foce del fiume Mingardo dove ci attende un altro spettacolo creato dell’erosione marina: a est la lunga lingua sabbiosa della Cala del Cefalo con lo scoglio del Mingardo in primo piano su cui non mancheremo di notare una sorprendente comunità vegetale endemica: Primula palinuri, Dianthus rupicola, Iberis semperflorens, Narciso tazetta, Centaurea cineraria, limbarda crithmoides. Mentre a ovest domina il possente quanto suggestivo Arco Naturale poggiato là dove le acque del Mingardo si tuffano nel Tirreno.

Rasentando la riva sinistra del Mingardo per circa 500 m si raggiunge il ponte sul Mingardo e subito dopo la Torre Mingardo meta ultima del nostro sentiero.

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